Comunicato stampa
Batteriosi: i primi risultati della ricerca
CRPV ha presentato le prime indicazioni per limitare la malattia delle piante di kiwi
A che punto è la ricerca contro la batteriosi del kiwi, la malattia scoppiata nel nostro paese nel 2008 nel Lazio e successivamente diffusasi in altre aree italiane fra cui la Romagna?
Di questo si è parlato oggi nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Faenza presso l’azienda agricola Taroni Andrea, per iniziativa del Centro Ricerche Produzioni Vegetali (CRPV), nel corso della quale sono stati presentati i principali risultati di due anni di ricerca, condotti dallo stesso CRPV e confinanziati dalla Regione Emilia Romagna, da gran parte dei produttori di actinidia e da organismi legati alla sua filiera produttiva (Agrisol, Apo Conerpo, Apofruit, Banca di Credito Cooperativo Ravennate & Imolese, Banca di Credito Cooperativo Romagna Occidentale, CCIAA Forlì-Cesena, CCIAA Ravenna, Centro Attività Vivaistiche, Consorzio Agrario Adriatico, Consorzio Agrario Ravenna, Consorzio Kiwigold, Eur.o.p.fruit, Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Granfrutta Zani, Gruppo Salvi, Minguzzi SpA Consortile, Orogel Fresco, Pempacorer, Unitec).
Nel corso della conferenza stampa, introdotta dal presidente CRPV Giampiero Reggidori, è stato presentato anche un secondo progetto in materia, sempre coordinato dal CRPV e cofinanziato in prevalenza dalla Regione Emilia Romagna, che costituisce il logico proseguimento delle ricerche condotte nel precedente progetto.
“Gli approfondimenti della ricerca – ha affermato Maria Grazia Tommasini, coordinatrice del progetto – hanno riguardato aspetti epidemiologici di Pseudomonas syringae pv. Actinidiae, il batterio che causa la malattia: in particolare si è riscontrato che il polline è un potenziale vettore della batteriosi, che i frutti non rappresentano un elemento di disseminazione e che PSA può vivere anche in piante spontanee e infestanti, senza dare origine a sintomi. A livello di pratiche agronomiche pare che l’irrigazione non abbia effetti sullo sviluppo del batterio, che, al contrario, sembra influenzato dalla concimazione e in particolare da alcuni microelementi come lo zinco, su cui peraltro sono necessarie ulteriori fasi di studio”.
Inoltre è emerso che il batterio è attivo sulle ferite delle piante, per cui sono state consigliate pratiche di potatura molto meticolose seguite da disinfezioni, da effettuare subito dopo la raccolta e non in pieno inverno, periodo di maggior propagazione di PSA.
A livello di difesa sono state studiate oltre 50 molecole in laboratorio che, pur essendo in una situazione di work in progress, confermano l’efficacia di formulati quali i rameici e il Bion (Acibenzolan-S-methil). La ricerca non ha tralasciato anche gli aspetti economici legati alla produzione del kiwi e alle conseguenze su di essi della batteriosi: i costi sono leggermente aumentati per i maggiori impieghi di fitosanitari, specie sulle varietà maggiormente colpite, quali il kiwi giallo, ma nel complesso la produzione continua a tenere anche alla luce di sviluppi commerciali su nuovi mercati.
Fin qui i risultati, ma su quali aspetti punterà il secondo progetto Batteriosi? “Si tratterà – ha ribadito Tommasini – di una prosecuzione e completamento delle attività già in essere, relative ad aspetti epidemiologici, con riferimento allo sviluppo del batterio, ai siti di penetrazione nelle piante e all’analisi di possibili antagonisti che fin ad ora non ha dato risultati significativi: si continueranno a studiare gli effetti della concimazione e le corrette pratiche di potatura e si verificherà se le coperture sugli impianti potranno essere efficaci per ridurre l’incidenza della malattia. Continuerà anche l’analisi su possibili varietà resistenti”.
Dopo gli interventi di Davide Vernocchi (presidente APO CONERPO), Mirco Zanotti (presidente APOFRUIT) e Luciano Pula (presidente PEMPA CORER), che hanno sottolineato l’alto valore del lavoro di ricerca svolto, è intervenuto l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni, che ha espresso il proprio plauso per la stretta collaborazione fra diversi soggetti all’interno del progetto e ha confermato per il 2014 il contributo regionale per le aziende che sono state costrette all’estirpazione di impianti infetti, auspicando, senza nascondere una vena polemica, una progettualità nazionale e un maggior coordinamento da parte del Ministero delle Politiche Agricole su un’emergenza quale quella della batteriosi. “Il nostro auspicio – ha concluso Rabboni – è che anche grazie alla ricerca possano essere ridotti gli abbattimenti di impianti, che fin ad oggi hanno interessato 152 ettari, pari al 3,5% delle superfici produttive”.